Sostenibilità del turismo a Firenze

Turismo a Firenze (in Toscana)

È il caso di approfondire tre aspetti-problemi del turismo in generale e in particolare di quello fiorentino: si tratta degli aspetti-problemi che possono essere connessi: all’uso dello spazio turistico; al vincolo della sostenibilità che va affrontato e risolto; al chi e al come deve sopportarne economicamente, ma non solo, il costo.

L’offerta premium del turismo fiorentino è dislocata lungo un asse che connette Piazza del Carmine a Piazza S. Marco, con collegamenti che hanno poche varianti viarie. Due appendici di grande momento sono quelle incentrate su S. Maria Novella e su Santa Croce.

Il Piazzale Michelangelo, con lo splendido San Miniato, il nuovo Teatro Comunale, forse il Comune di Fiesole sono da considerarsi come monumenti integrati rispetto all’offerta turistica fiorentina, anche se almeno, nel caso del Piazzale Michelangelo, capaci di una propria autonoma capacità attrattiva.

Lungo questo “chilometro turistico” per eccellenza, si ritrova un sistema di dotazioni storicoartistico- museali unico al mondo ed è qui che il turista vuole consumare la sua domanda.

Alcune sue parti sono fruibili solo sottoponendo il turista a qualche controllo di accesso e di sorveglianza, come accade in casi analoghi in ogni parte del mondo (di norma dietro il pagamento di un prezzo), mentre altre parti sono fruibili en plen air e possono determinare forme di congestione fuori controllo, perché dovute a flussi di non semplice identificazione e razionalizzazione.

Nei casi in cui la domanda turistica è controllata via pagamento di un costo di accesso, si può prevederne anche il suo “razionamento”, come avviene nel caso limite delle Grotte di Altamira in cui si giunge a selezioni draconiane che possono prevedere perfino l’estrazione a sorte dei visitatori.

Il ricorso a qualche misura di tipo amministrativa costituisce il caso più frequente e sperimentato, anche a Firenze, al fine di determinare un limite massimo di accessi.

Deve però trattarsi di risorse turistiche sistemate in spazi abbastanza ristretti o definibili in modo fisico.

Negli altri casi il limite è di difficile accertamento, ed il controllo degli accessi praticamente impossibile.

Il rispetto di una carrying capacity rappresenta nei casi del primo tipo una scelta di politica turistica concreta e praticabile; non lo è nel caso dei secondi.

Ma se è vero che l’offerta turistica fiorentina è sì un sistema di valori storico-artistici debitamente protetti ma vissuti in un ambiente che include molte altre varianti che ne determinano il sapore, l’emozione, la gioia di sperimentare idealmente un tratto importante della storia della civiltà occidentale, ne deriva che il nostro impegno a rendere sostenibile il turismo a Firenze, comporta l’impegno a contenere e razionalizzare questa necessaria vocazione malthusiana della città, in modo da renderla una destinazione turistica di pregio mondiale che si apprezza in una comunità viva di residenti e che si adopera per non essere trasformata in una esposizione di valori fruibili ed interpolati da una successione di punti di ristoro fast food.

In breve: se vogliamo mantenere nel tempo la peculiarità dell’offerta turistica fiorentina, dobbiamo porci il problema dei vincoli da introdurre per la sua utilizzazione e di chi paga il costo per il suo mantenimento in condizioni di sostenibilità.

Il tema è di facile enunciazione, ma di difficile realizzazione. Ogni scelta ed ogni comportamento dovrebbero concorrere a mantenere quello che deve essere considerato quasi il simbolo del turismo fiorentino, anche quando si dovesse correre il rischio di fare apparire tutto questo come il frutto di una nostalgia dietro la quale è ravvisabile il connotato di una maldestra operazione di marketing o di selezione della domanda per capacità di spesa.

È molto difficile definire il perimetro di quanto in questo sistema di valori si può e si deve mantenere invariato, di quanto va di continuo aggiornato, o di quanto può sopravvivere, ma nell’ambito di qualche inascoltata tentazione.

Si va dal tipo di pavimentazione delle strade del centro storico, alla conservazione od all’aggiornamento delle regole del Calcio in costume, alla tutela dell’artigianato locale, alla diffusione di alcune manifestazioni in vernacolo, alla valorizzazione di alcune festività religiose, e si potrebbe continuare.

Quello che va dato per certo è che per Firenze la sostenibilità del turismo va definita come l’impegno che la intera cittadinanza e la sua rappresentanza politica di oggi si assumono verso il mondo intero a trasmettere alle generazioni future questo enorme complesso di valori culturali, storico-artistici, naturali o meno, così come è stato trasmetto dalle generazioni precedenti.

Molto di più dunque di un numero da rispettare o di un limite da introdurre: trattasi di un impegno che non può che avere natura nobilmente politica. Un esito positivo di questo impegno è possibile non solo sopportando i costi economici che esso comporta, ma anche rendendo tutti i fiorentini corresponsabili di inevitabili doveri.