Chilometro turistico di Firenze

Turismo a Firenze (in Toscana)

Chi si muove nel chilometro turistico fiorentino e si limita a contemplare a distanza Palazzo Pitti, a transitare per il Ponte Vecchio, a riflettere sulla irripetibile asimmetria della facciata di Palazzo Vecchio, a rivivere le funzioni svolte da Orsanmichele insieme al patrimonio artistico che lo adornava e che ora lo adorna con riproduzioni di norma non conosciute, a chi avverte il fascino di trasferirsi agevolmente nel tempo ponendosi al centro dell’inimitabile compendio di S. Maria del Fiore, per concedersi poi un sosta per riposare sugli scalini della Piazza della SS. Annunziata, questo comune e ben acculturato turista fruisce di una offerta turistica dall’alto costo di manutenzione che qualcuno deve sopportare.

Ma questo è un dovere che debbono avvertire tutti coloro che si spostano in queste strade.

La sostenibilità, per il turismo fiorentino, è questa: molto, ma molto di più, di un confronto fra costi e ricavi.

Sarebbe bello se Firenze, che qualche decennio fa lanciò un segnale a favore del dialogo planetario interreligioso, divenisse oggi il centro promotore per incoraggiare la sostenibilità turistica nelle città d’arte auspicando un patto fra le generazioni di oggi e quelle di domani.

A favore dunque di un dialogo continuo fra cittadini distanti fra loro in ogni senso, ma accomunati dal sentire insieme un dovere che li rende simili.

C’è da diffondere l’idea che le città d’arte non sono solo un susseguirsi di musei efficienti ma chiusi in se stessi, ma la testimonianza viva e vitale di un mondo che va riveduto e riletto in modo disincantato, eppure capace di darci illuminato conforto nel procedere odierno.

Tornando al più concreto problema, non ci sarebbe da gridare allo scandalo se anche il semplice transitare dentro questo ambiente – che talvolta si chiama (horribile dictu) un “contenitore turistico” – di inestimabile ed irriproducibile valore, comportasse qualche onere per il turista ed il rispetto di certi comportamenti per tutti.

Gli autori di questa ricerca, assieme al comitato scientifico che l’ha supervisionata, hanno speso parecchie energie a provare ad immaginare qualche forma, al netto di duplicazioni, di un “pedaggio” da far pagare a chi fa comunque domanda turistica a Firenze.

Ne hanno discusso con chi ha già cercato di introdurre a Firenze delle significative innovazioni per rendere più ordinato il flusso turistico; hanno dovuto prendere atto che i problemi sono molto complicati e difficili da essere dipanati ed ordinati.

Sono però convinti che è giunto il momento di affrontare il tema della costosità del turismo per i residenti, per gli operatori, per i pubblici amministratori, per gli studenti, per chi deve recarvisi per quotidiane ragioni lavorative.

Avvertiamo tutti il dovere di essere gelosi custodi di un sistema di valori che è un patrimonio che appartiene alla umanità mondiale, a quella di oggi ed a quella di domani.

Chi deve istituzionalmente o professionalmente ideare e realizzare una adeguata politica turistica a Firenze può cogliere questa occasione per far pagare un costo a chi arriva a Firenze non per ragioni di lavoro, di studio, o per raggiungere la propria residenza.

Un pass di lieve costosità per costoro, magari in cambio di alcuni vantaggi da studiare con attenzione, merita una riflessione e naturalmente tutti gli approfondimenti che una decisione del genere comporta.

L’augurio è che il tempo delle polemiche ceda il passo a quello favorevole perché la città ritrovi per le sue scelte quel coraggio e quella saggezza che ha mostrato di avere altre volte nel passato anche recente.